Giorno 5 Xian

Xian – Esercito di Terracotta e la Torre del Tamburo

Chi non ha visto l’esercito di terracotta non ha visto la Cina“. Il quinto giorno di viaggio di Emanuele e Paolo alla scoperta di Xian

Xian Esercito di Terracotta

Solo cinque ore di sonno non ce le meritavamo, ma tant’è.
E senza colpo ferire, alle 8 siamo già in strada per raggiungere il punto di incontro. Siamo a Xian e oggi si va a vedere l’Esercito di Terracotta!

Quella che è stata definita l’ottava meraviglia del mondo, si trova a 50 km dalla città. Mary, la nostra guida, è già lì ad aspettarci nonostante arriviamo in anticipo di un quarto d’ora. Ci dice che dobbiamo sbrigarci perché in questi giorni di festa nazionale impiegheremo più della solita oretta necessaria.

Esercito di Terracotta

Il traffico per strada è effettivamente abominevole, e me ne rendo conto ugualmente sebbene abbia dormito quasi tutto il tragitto.

Ma è niente rispetto a ciò che dobbiamo affrontare una volta giunti al sito.
Mary è favolosa, si infila con camminata spedita in mezzo ai gruppi di persone, sorpassandole, scansandole, infilandosi in ogni centimetro di spazio disponibile. Inevitabilmente a un certo punto è muro. Solo nella giornata di oggi sono stimate 100.000 visite, e la gestione è esattamente quella di un mega concerto: entrate a blocchi, controlli costanti, la sicurezza ad ogni angolo.
In attesa di avanzare di qualche passo, una bambina ci chiede da dove veniamo, mi sembra di deluderla dicendo Italia perché il suo sguardo sembra aspettarsi un’origine da un altro pianeta.
Ma quando lei stessa ripete “Italiaparte un effetto sonoro inquietante.

Fila entrata esercito di terracotta

La parola Italia viene ripetuta da tutti i presenti che la circondano allargandosi come un’onda d’urto, e mi rendo conto che non c’è delusione perché per loro l’Italia è davvero un altro pianeta.

Raramente ho visto tanta gente incanalata tutta insieme, e a forza di spinte e file, si arriva all’ingresso dell’hangar, che ha la grandezza di un vero e proprio hangar per aerei. La ressa è da sopravvivenza, ma sono a pochi metri da vedere uno dei miracoli dell’uomo, così mi concentro e annullo mentalmente tutto ciò che mi circonda fisicamente. Arrivo fino alla ringhiera, schiacciato come una sardina, alzo la testa, e boom!

Esercito di Terracotta

Davanti a me 2mila soldati in terracotta, costruiti più di 2 millenni fa ma scoperti per caso da dei contadini all’incirca nell’anno della mia nascita. Non voglio neanche immaginare l’espressione di un contadino cinese degli anni ’70 che scopre che lì non può più piantare il suo riso. Un’opera per la quale lo stesso Chirac affermò che se non hai visto le piramidi non hai visto l’Egitto, ecco… se non hai visto l’Esercito di Terracotta non hai visto la Cina.

Esercito di Terracotta1

Mi ci vogliono diverse gomitate per disincastrarmi e dirigermi verso la parte laterale, dove trovo più ossigeno e il cambio di angolazione rivela visuali più ravvicinate. Questi manufatti sono da fuori di testa, perfetti, non uno uguale all’altro e a misura naturale, realizzati per combattere la più grande paura del primo imperatore della Cina.

Voluta da Qin, dal cui nome oltretutto proviene il nome “Cina” per noi occidentali, questo esercito infatti doveva proteggerlo da tutti i suoi nemici dopo la morte, ovvero le centinaia di migliaia di persone che lui stesso fece sterminare e di cui, quanto meno, aveva vivida coscienza. Tra gli altri, anche i 720.000 artigiani che utilizzò per creare e assemblare le statue, nonché tutte le sue concubine. Eliminando in sintesi tutti coloro che erano a conoscenza di questo progetto e della sua riuscita, mantenendo così il segreto di una totale follia.

I Dettagli

Due terzi delle statue sono state ricoperte per non essere rovinate, a oggi addirittura il tumulo dell’imperatore non è ancora stato aperto, in attesa di una tecnologia di scavi tanto avanzata da essere certi di preservare i reperti.
I dettagli sono impressionanti. Il desidero di poterli toccare e camminarci in mezzo è trattenuto solo dalla certezza di un colpo di taser di qualcuno della Sicurezza. Quello che stiamo guardando è un vero e proprio capolavoro. Gli altri hangar richiedono meno fatica ma con un tempo più contato, si avvicina l’orario di incontro con la nostra Mary.

Non si sa per quale magia, ci si riesce ad incontrare ed è ora di tornare, e nel traffico dell’ora di pranzo, mentre carovane di esseri umani continuano ancora a essere scaricate nel sito. Prendo sonno con l’incredulità negli occhi dello spettacolo a cui ho assistito stamattina.

Mary è un angelo, non solo ci accompagna fino all’appartamento, ma aspetta che prendiamo le valigie e ci conduce a piedi all’hotel prenotato per stasera, restando con noi fino a check-in ultimato. Non posso che darle un abbraccio come segno di riconoscimento, rendendomi conto che la sensazione di abbracciare una statua di terracotta non è un refuso e non è un suo modo di esaltare il lato artistico della giornata. Imbarazzo totale per un contatto fisico per lei così violento e finiamo per salutarci con un misto confusionario di scuse e ringraziamenti.

Il Quartiere musulmano e la Torre del Tamburo

Il tempo di cambiarci e smettere di ridere, e ci dirigiamo ben convinti verso il quartiere musulmano.
La direzione che prendiamo obbliga a passare davanti alla Torre del Tamburo, che sei secoli fa serviva ad osservare oltre le mura e ad allertare la popolazione in caso di pericolo. Alta 34 metri, pianta rettangolare, sulla terrazza spiccano 24 tamburi che segnavano le ore a Pechino, e sulla cima si trova il tamburo che viene colpito al tramonto per indicare la fine della giornata. All’alba invece viene suonata la campana della Torre della Campana, a poche centinaia di metri di distanza, costruzione gemella a colei che si innalza davanti a noi.

Torre del Tamburo Xian1
Torre del Tamburo Xian

Ci infiliamo nel quartiere musulmano. Xian è stata in assoluto la prima capitale della nazione e ha la più grande comunità di musulmani cinesi. Più di mille anni fa Xian era il punto di partenza della Via della Seta. Un enorme numero di mercanti e di studenti dei Paesi Arabi e Persiani venne qui per ampliare il proprio mercato e si insediò in questo quartiere. Oggi conta più di 60mila persone dell’etnia Hui, come vennero chiamati dai residenti.

I Sapori

Le strade e i vicoli sembra debbano sprofondare dal numero di persone che le attraversano.
Bancarelle che vendono cibo di ogni tipo: calamari, dolci mai visti, ravioli e involtini primavera, carcasse di animali accanto a giocattoli per bambini, gli odori sono infiniti, il frastuono è assordante, la vitalità è coinvolgente. Acquistiamo diversi assaggi di questo cibo da strada, i sapori sono unici, ci incantiamo davanti agli artigiani che lavorano, alle moschee in stile Ming, veniamo guardarti con una curiosità netta, ci si sorride tra i pochi occidentali con cui si incrociano gli sguardi, come per dirci che ci capiamo e che ci siamo.

Unto o son desto?

Il sole sta tramontando e siamo sfiniti, dopo un’oretta di riposo in albergo ci facciamo forza per andare a cenare. Giriamo a lungo ma nessun locale ci convince pienamente, finché Paolo scova un ristorante, in un angolo della strada, grande quanto il mio bagno, fatto di niente se non squallore. È lui, ed entriamo con la timidezza di chi sa che probabilmente non riuscirà ad ordinare nulla. Ma un ragazzo cinese che ha appena finito di mangiare ci chiede in inglese se vogliamo che ci aiuti nell’ordine, visto che abbiamo scelto l’unico posto in cui non ci sono le foto dei piatti nel menù. Forse non c’era neanche un menù.

Insomma, i noodle e una sorta di panino imbottito più buoni della storia. Non un fazzoletto, non una cosa da bere, il tavolo è talmente unto che l’ultima passata di spugna la deve aver vista il giorno stesso in cui è stato fabbricato. 2 euro a testa, la cena è pagata, e noi siamo felicissimi di aver mangiato come poche volte prima d’ora. Ci fermiamo altrove per un dolce al mango e una bibita alla banana, tante chiacchiere in perfetto relax, e poi via a nanna, Xian ci ha entusiasmato e ci ha anche tanto provato, la voglia di una fase rem è legittima e doverosa.

Solo ieri eravamo al Tempio del Cielo e domani cosa ci capiterà?
Al pensiero mi viene da sorridere e da augurare la buonanotte a Xian, la città dei torrioni e delle pagode.

Pagoda dell'Oca Selvatica

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