Giorno 2 Pechino

Palazzo d’Estate – Il corridoio dell’amore – Il Tempio di Confucio  
Apertura occhi alle 10 del mattino… Ah il benessere!

Palazzo d’Estate

Freschi come delle rose, ci diamo giusto il tempo di prendere un caffè e di vestirci, e siamo subito in strada diretti verso la metro.
Oggi sarà Yíhé Yuán, il Giardino dell’Armonia, più conosciuto con il nome di Palazzo d’Estate.

Questo palazzo, immerso tra centinaia di ettari di terreno e circondato da alte mura, si trova nella periferia della città di Pechino.
Raggiungerlo coi mezzi pubblici è un gioco da ragazzi, trovarne l’entrata un po’ meno
e ci rendiamo conto di come si trasformi l’arte di arrangiarsi a seconda dei mezzi a disposizione.
In occidente avremmo chiesto, qui nessuno ti capisce. In occidente avremmo letto, qui è impossibile decifrare i caratteri. In occidente avremmo usato la mappa, qui ne abbiamo una che non riesce a contenere questa parte della città.

Mi sono ricordato di un esercizio fatto a un laboratorio pochi weekend fa, mi fecero rendere conto che se ti tolgono uno dei sensi, ti senti perso anche con gli altri rimasti a disposizione. A noi li avevano tolti tutti, fuorché quello sul quale dovevamo riporre tutta la nostra concentrazione: il sesto.

Ci guardiamo intorno e notiamo che i gruppi di persone si dirigono tutti verso una certa direzione, e in quella parte della città è improbabile che ci siano altre attrattive così di massa. Li seguiamo e BINGO… l’abbiamo trovato!

Palazzo d'Estate Beijing

Paghiamo il biglietto, compriamo la mappa del sito, che sembra disegnata da Marco Polo, quindi scenografica ma di difficile lettura, e ci fermiamo subito a prendere un gelato e un caffè per troncare la fame da risveglio. La signora stenta un po’ di inglese, e ne approfitto per chiedere come si dice grazie nella loro lingua: xièxiè (谢谢), pronunciato sièssiè.

I cinesi hanno pochi convenevoli, non sorridono e la loro cadenza non aiuta, e addentrandoci nei sentieri intorno al Lago Kunming mi rendo conto che non chiedono mai scusa, sia quando ti sbattono contro, sia quando ti passano davanti mentre scatti una foto. Sembra non abbiano il concetto di spazio, e in effetti quando si è 1miliardo e mezzo di persone, forse queste sono cose a cui non si bada più.

Il parco è enorme, fatto costruire 250 anni fa dall’imperatrice reggente Cixi, che si pronuncia Tsessì e che noi volutamente pronunciamo Cicsi. Ha regnato per ben 47 anni (degna amica di Elisabetta) e ci risiedeva durante il periodo estivo perché la Città Proibita era troppo calda o forse perché le procurava noia, dopo tanti mesi invernali.

Il lungo corridoio dell’amore

Il ponte dei 17 archi (Shi Qi Kong Qiao) porta su un isolotto dove si erge il Tempio del Re Drago, nel quale l’imperatrice usava rilassarsi accendendo una quantità industriale di incensi. Sull’altra sponda lui, il Palazzo, con rampe di scale che solo una con quella servitù, preposta al suo trasporto, avrebbe potuto concepire.
Gambe e polmoni chiedono pietà, una volta arrivati in cima però capisci che chi impera ha sempre quanto meno un gran buon gusto.

Panorama Palazzo d'Estate Beijing

Una vista eccezionale, decori ovunque, si scorgono passaggi chiusi al pubblico che solo alla vista fanno sognare. L’atmosfera è bellissima, e con altrettanto piacere scendiamo nuovamente verso l’acqua.

Emanuele al Palazzo d'Estate Beijing

Riprendiamo il lungo corridoio coperto che collega gran parte della tenuta, costruito per poter passeggiare all’aperto riuscendo a ripararsi da pioggia e sole. Talmente lungo che gli abitanti di Pechino dicono che a un’estremità si possono dire le prime parole d’amore, e fissare la data delle nozze all’altra estremità.

 

La fame si fa sentire e ci accontentiamo di cibo preconfezionato, la signora si fa capire a gesti, muso duro come tutti i suoi conterranei. Ma quando ci consegna il cibo ordinato, le sorrido timidamente e dico “xiexie”, il suo viso si illumina, sorride ampiamente, mi fa ok col pollice, e blatera qualcosa che spero siano complimenti. La cosa mi galvanizza, ad ogni occasione dico grazie, e funziona, sorridono e sembrano più gentili!

Questa cosa, unita al fatto che tutti ci guardano costantemente, è la riprova che vedano gli occidentali come veri e propri alieni invasori, sarebbe curioso sapere se sappiano che noi li vediamo nello stesso modo. Ma la barriera linguistica è invalidante, e le mille domande che farei alla gente del posto si traducono in mille ipotesi.

Il Tempio di Confucio

Un ultimo giro all’interno dei giardini appartenenti al Palazzo, una breve sosta per osservare un uomo che con un pennello scrive a terra con l’acqua al posto dell’inchiostro, e si rimonta in metro, questa volta verso il Tempio di Confucio.
Dopo quello che abbiamo visto in questi due primi giorni, il tempio non ci lascia a bocca aperta seppur bellissimo, ma lo visitiamo comunque con il medesimo stupore al pensiero che parte della filosofia cinese è nata qui. E a testimonianza, ci sono centinaia di stele coperte di ideogrammi, i libri che decine di secoli fa erano riservati a pochi, incensi che bruciano nel silenzio di una sacralità che vuole accogliere chiunque.

Tempio Palazzo d'Estate Beijing

Sono le 17, e a quest’ora chiude tutto ciò che è visitabile, per cui ci sediamo a prendere un caffè e un muffin, e ci concediamo una connessione internet con un po’ di autoisolamento.

Dopo una doccia e un po’ di riposo una volta tornati a casa, si esce per cena.
Abbiamo individuato il ristorante sulla mappa, prendiamo due metro, un sottopassaggio, riconosciamo la via nonostante nei cartelli abbia un altro nome (i misteri della lingua cinese), e anche se l’insegna ha solo il nome in mandarino, lo troviamo. Stanno chiudendo. Siamo in una delle città più grandi al mondo, di domenica, alla vigilia della festa Nazionale, e i ristoranti chiudono alle 22. Vabbè.

Niente scorpacciata di ravioli al ristorante ma ravioli dovevano essere e ravioli siano. Eccoci, in piedi in un baracchino che fa solo take away di qualche strada più in là, con anche un rotolo di verdure e anatra, più una birra dalla signora del negozietto di fronte, che al mio siessié mi regala un sorriso con appena un dente nella posizione corretta.
Però è vero che finché non si mangia in Cina, non si mangia cinese!

E ormai a quasi mezzanotte andiamo a letto, domani sveglia presto per una grande giornata al muro più famoso al mondo!

Ormai, a quasi mezzanotte andiamo a letto, domani sveglia presto per una grande giornata al muro più famoso al mondo.

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